Il mistero dei semi di papavero: proteine, fibra, grassi buoni e… morfina?
La ricchezza dei semi. Possiamo usarli in modo sicuro?
In dietaGIFT (come in molti metodi alimentari che lavorano con grande attenzione nella direzione “qualità” dei cibi) hanno un posto d’onore i semi, per il loro prezioso apporto nutrizionale.
Sui semi di papavero aleggiano dei timori, a volte sollevati da qualche diceria, o periodica indagine.
Prima di tutto, guardiamone il contenuto.
Apporto nutrizionale
Su 100 grammi di prodotto edibile, abbiamo un 18-20% di proteine, un ricco apporto di grassi vegetali (in prevalenza polinsaturi), un 20% di fibra (specialmente insolubile), un buon contenuto vitaminico e minerale, specialmente in calcio.
Il loro inserimento, quindi, rende la dieta ben modulata sulla risposta glicemica, completa con proteine vegetali, ricca in calcio, adeguatamente energetica (specie se assunti al mattino).
Sono, inoltre, camaleontici: ci si può arricchire un bel primo (riso integrale + broccoli + semi) oppure abbinarli a colazione (yogurt + muesli integrale + banana + semi). Oppure usarli a pioggia su una macedonia, o spolverarli sulla crostata o su un dolce al cucchiaio.
In questo sito, si trovano indicazioni sulle quantità dei semi da mangiare, suggerimenti per inserirli a colazione ed il motivo del loro inserimentro tra i CIBI-Si di dietaGIFT.
Dopo questo excursus positivo su tutta le linea, proviamo a capire se esistono dei rischi nel loro utilizzo, in particolare se possono presentare problematiche “farmaceutiche”?
Abbiamo chiesto informazioni ad un esperto che ce li presenta sotto l’aspetto botanico e ci dà elementi per rispondere alla domanda di partenza: sono pericolosi? Possono contenere morfina?
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“Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti? Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?”
di Mario Pria, dottore agronomo
Così cantava Nilla Pizzi nel lontano 1952. Questa simpaticissima piantolina, che da sempre adorna i nostri campi coltivati (seppur sterminata dai diserbanti, essendo considerata infestante e contaminante della granella dei cereali), ha, in verità, ispirato le fantasie romantiche di milioni di persone (Monet era solito raffigurarla nei suoi quadri impressionisti). Me è davvero così alta, o era la paperina ad essere bassa?
Carta d’identità
Il papavero normalmente diffuso in Italia è il Papaver rhoeas, detto volgarmente “rosolaccio”, cioè “rosa dei campi”. E’ una pianta erbacea (quindi annuale), che raggiunge i 90 cm d’altezza (quindi più alta della paperina, evidentemente….!). Il nome sembra derivi dal sanscrito “papavara”, cioè “succo pernicioso”. Rhoeas invece dal greco rhoiàs, ad indicare il colore rosso dei fiori…
Come si nota dalla foto, i boccioli sono a forma di oliva e sono penduli, i fiori rossi ed il frutto una capsula che contiene i semi, piccolissimi.
Varie specie di papaveri
Esistono decine di specie di papaveri; solo in Italia ve ne sono, spontanee, almeno 12. Tra le altre ricordiamo il P. dubium, il P. pinnatifidum, il P. apulum (della Puglia), il P. hybridum, e così via. Il papavero più conosciuto dagli amanti degli stupefacenti è, comunque, il Papaver somniferum, o papavero da oppio, coltivato come pianta medicinale, ed anche per i suoi semi aromatici. Da ricordare anche il Papaver somniferum subsp setigerum, detto pavero setoloso, ed il Papaver somniferum var. galbrum o nigrum, che ha semi neri anzichè bianchi.
L’intera pianta di papavero comune NON contiene nè morfina, nè codeina, nè papaverina, ed anche il lattice è diverso da quello del P.somniferum.
Il papavero da oppio
Il Papaver somniferum, come fa facilmente intuire il nome della specie, ha proprietà psicolettiche cioè depressorie dell’attività mentale. Questa proprietà deriva dalla presenza di alcuni alcaloidi (in primis la morfina) presenti all’interno della caspula (il frutto), nel lattice ivi contenuto. Non si deve pensare che questa simpatica piantina sia tipica solo dell’Asia! Infatti è presente anche in Italia; pensate, l’hanno portata gli Austriaci nel nord Italia, dopo averla importata dai territori precedentemente controllati dall’Impero Ottomano. I semi tostati (più grandi di quelli del papavero comune), usati su pane e dolci, sono consumati tipicamente dai popoli nordici, più che nel nostro paese, e vengono anche utilizzati per produrre un olio commestibile ricco di acido linoleico, stearico, palmitico ed oleico.
Proprietà e principi attivi
I principi attivi hanno una valenza essenzialmente farmaceutica, talvolta associati ad attività di libera vendita (ad esempio la codeina, un antitussivo).
In Italia la coltivazione del Papaver somniferum è ammessa solo per usi farmacologici e sottoposta a rigide autorizzazioni e controlli.
Polemiche sui contenuti dei semi
Recentemente (ne ha parlato anche una nota trasmissione televisiva serale), si sono diffusi allarmi su possibili effetti collatterali dannosi dovuti all’assunzione di semi di papavero. A parte il caso del giovane a cui sono stati rinvenuti alcaloidi oppiacei nelle urine dovuti (a suo dire) all’assunzione di un pane contenente semi di papavero, mi sembra che il maggior impedimento sia stato, allo stato attuale, la difficoltosa raccolti di dati oggettivi.
Il mio personale ed opinabile parere è che, comunque, i semi di papavero, NON CONTENGONO ALCALOIDI, e questa è una realtà oggettiva. Può avvenire una contaminazione? Sì, tutto è possibile; vi è una possibilità che i semi possano essere contaminati, in superficie, dalla linfa contenuta nella capsula, durante le operazioni di raccolta. Durante il raccolto, infatti, le capsule vengono frantumate ed il lattice può contaminare i semi; gli alcaloidi in essi contenuto possono essiccarsi sopra la superficie degli stessi. Ovviamente occorrerà che le stesse operazioni di raccolta, debbano avvenire in condizioni migliorative. I semi contengono il 50% di olio; sono molto vulnerabili ai danni meccanci e se durante la raccolta vengono danneggiati, la fuoriuscita di olio li rende unti e più facilmente aggredibili dalla polvere, che aumenta la concentrazione degli alcaloidi che aderiscono sulla loro superficie. Inoltre si raccomanda l’uso di regolatori della crescita (ormoni) in modo da ridurre la lunghezza dello stelo; in tal modo si riduce l’allettamento, cioè la piegattura dei fusticini, agevolando la raccolta meccanica e riducendo il pericolo della contaminazione. Ma siamo sicuri che la cura sia migliore della malattia?
Considerate che per legge i semi devono avere una purezza superiore al 99,8% (le impurità e le particelle di polvere vengono rimosse con aspiratori). Alcuni addebitano responsabilità indirette, nei confronti della contaminazione dei semi, agli insetti ed alla malattie fungine. Il micelio di Peronospora arborescens e Pleospora papaveracea (sono crittogame, cioè funghi delle piante) penetra nelle caspule. Il punteruolo (Neoglycianus macula-alba) depone le uova nelle capsule facendo crescere le larve, che fuoriescono da fori praticati da esse. Questi fori sono poi utilizzati dalla cecidomia (Dasineura papaveris) per deporvi a sua volta le uova. Il micelio ed il punterolo provocano la fuoriuscita di lattice che può contaminare i semi.
Consideriamo, poi, che esistono molte pratiche tendenti, in post raccolta, a ridurre la presenza di alcaloidi (trattamenti termici, lavaggi, ammollo).
I casi segnalati sembrano, tuttavia, pochissimi. Esiste già un regolamento (2014/662/UE) del 10 settembre 2014, relativo alle buone pratiche per prevenire o ridurre la presenza di alcaloidi oppiacei nei semi di papavero (più che “nei”, direi “sopra”, ndr).
Recentemente un noto istituto tedesco, Istituto Federale di Valutazione del Rischio tedesco (BfR), ha lanciato l’allarme contaminazione dei semi di papavero, stabilendo un livello massimo di assunzione di morfina, negli stessi semi, in 6 microgrammi per kg di peso corporeo. Tuttavia non viene precisata quanta morfina dovrebbe essere contenuta in un seme; l’indicazione è dunque vaga e aleatoria, anche perchè non si sa quanti semi possano essere realmente contaminati.
Le ricerche dell’istituto sono varie e molteplici (dalla pericolosità dei giocattoli, a quella dei tatuaggi; dagli eccessi di omega 3 negli alimenti, al contenuto del cioccolato nei calendari dell’avvento; dal pollo in cucina contaminato da salmonella e campylobacter, alla pericolosità dei materiali tessili, cosmetici; dalla diffidenze nei confronti delle crème depilatorie, alle nanoparticelle d’argento usate come antimicrobici; alla riduzione dell’apporto di vitamina A con i cosmetici, e tante altre). Viviamo in un mondo sempre più pericoloso e globalizzato, ed ogni giorno giochiamo, lavoriamo, tocchiamo, beviamo, mangiamo. E’ giusto che ci si preoccupi di ciò che introduciamo nel nostro corpo, ma attenzione a non esagerare. Forse, ma lo dico io, dovremmo più preoccuparci della quantità di anticrittogamici ed insetticidi che introduciamo con gli alimenti, o degli ormoni o degli antibiotici che inconsapevolmente incorporiamo. O della aflatossine che introduciamo con cereali, legumi, o frutta secca. E comunque, consumiamo consapevolmente! Leggiamo etichette dei contenuti e dei paesi di provenienza. Privilegiamo, se possibile, produzioni locali, e a chilometro zero. E, nel caso del papavero, se proprio non vogliamo rinunciare ai suoi semi, almeno accertiamoci che non siano, a scanso di equivoci, quelli di Papaver somniferum. Ed, infine, godiamoci i papaveri, magari rotolandoci in mezzo ad un bel prato!
dr.agr. Mario Pria
– progettazione, creazione, manutenzione piante di giardini e terrazzi, corsi on line, consulenze, riconoscimenti e cura malattie delle piante
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www.marioemmepi.it
FB: Mario Pria – 3356032955
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Bibliografia:
Erboresteria planetaria – Alamo, Hermes
Wikipedia
Enciclopedia delle piante della salute – Debuigne
Efsa – Europan Food Safety Authority
Gazzetta Ufficiale Unione Europea
www.bfr.bund.de