La Scimmia Nuda corre
A quanto pare, condividiamo circa il 98% del patrimonio genetico con il nostro cugino scimpanzé.
Eppure abbiamo uno stile di vita agli antipodi: ci nutriamo di cibo altamente manipolato e viviamo al chiuso e fermi, per la maggior parte del tempo.
Addirittura per una gran fetta della popolazione, la “sedentarietà” è norma e regola.
Ebbene, gli studiosi che si occupano di indagare le nostre strutture fisiologiche ed i nostri meccanimsi di consumo, sostengono che, al contrario, siamo adattissimi non solo alla camminata, ma addirittura alla corsa, movimento quindi di ben altra intensità.
I pionieri di questa bizzarra convinzione sono stati Bramble e Lieberman che nel 2004, dalle pagine di Nature, già ci avvisavano che siamo molto più vicini ai nostri lontani progenitori del passato di quanto pensiamo. Come esigenze nutrizionali, almeno.
Con le loro parole: “Che ci piaccia o no, siamo primati grassocci e senza pelliccia a cui piacciono gli zuccheri, il sale ed i grassi, ma siamo ancora adattati ad una dieta diversificata ricca di frutta e verdura, noci, semi, tuberi e carne magra. Ci piace rilassarci, ma i nostri corpi sono ancora quelli d’atleti di resistenza, evoluti per camminare per molti chilometri al giorno e per correre spesso, oltre che per scavare, arrampicarsi e trasportare pesi. Adoriamo le comodità, ma non siamo ben adattati a trascorrere le giornate in poltrona, calzando scarpe e fissando un libro o lo schermo di un computer”.
Quindi la nostra storia evolutiva viaggia enormemente più piano di quanto facciano le capacità produttive delle Industrie Alimentari e e le consuetudini del Mondo Occidentale.
Nati per correre, dunque. E per cacciare, raccogliere, inventare e combattere. Molto più che allevare ed arare, addirittura.
Ma confrontiamoci dunque con il cugino scimpanzè, che è rimasto a vivere nella Natura.
Homo sapiens VS scimmie antropomorfe
Mettendo da una parte l’uomo di oggi (Homo sapiens e predecessori) e dall’altra lo scimpanzè, sono state rilevate differenze nella composizione strutturale e nei meccanismi energetici.
E sembra proprio che tali modifiche abbiano come obbiettivo rendere possibile ed anzi efficiente la corsa di lunga durata, fondamentale un tempo per la caccia, la conquista, la difesa. La sopravvivenza, dunque.
1. Una struttura che renda economica la corsa
L’uomo nel movimento utilizza un buon numero di tendini legati a corti fasci muscolari: lo sforzo risulta quindi “economico”. Questo vantaggio si evidenzia poco nel cammino, ma molto nella corsa, inducendo un risparmio energetico che quasi dimezza i consumi.
Questo risparmio è legato al tendine d’Achille, i tendini dell’arco plantare, e quelli dei muscoli del tratto ileo-tibiale o del peroneo lungo, in grado di restituire forza elastica con un contenuto consumo di energia.
Al contrario grandi muscoli con piccoli tendini, come quelli dei primati nostri predecessori, permettono grande potenza, ma al prezzo di un elevato costo energetico.
Anche la lunghezza delle gambe, su un un piede più piccolo e snello contribuisce al risparmio energetico, aumentando la lunghezza del passo a parità di frequenza e ridistribuendo il peso verso l’alto, con un rialzo del baricentro. La buona percentuale in fibre rosse (slow-twitch fibers) ha ancora aumentato l’efficienza aerobica delle nostre gambe.
2. Una struttura per reggere le forze prodotte
Lo scheletro ha contributi con modificazioni articolari (testa femorale, ginocchio, vertebre lombari) in grado di distribuire in modo ottimale il carico che grava sul calcagno, che arriva a raddoppiare o quadruplicarsi nella corsa, rispetto al cammino.
L’energia elastica restituita è in gardo di sostenere le sollecitazioni della corsa, che non sarebbero richieste èper un organismo adattato al solo cammino.
3. Una struttura adatta alla posizione nella corsa
Anche a livello muscolare, alcuni adattamenti sembrano prodotti proprio per affrontare la corsa e la postura legata a tale gesto: dalla conformazione dei glutei a quella della muscolatura di spalle e collo. Muscoli clavicolari, trapezio superiore e romboidei si sono modificati per rendere efficiente visione e posizione del collo spinti in avanti, a seguire testa e tronco nella posizione di corsa e controbilanciamento degli arti.
Addirittura per sostenere la testa abbiamo sviluppato un forte legamento nucale simile a quello di grandi corridori (cavalli e cani). Anche questo aspetto ci allontana dagli scimpanzé, a rafforzare l’idea di una nostra naturale predisposizione alla corsa.
4. Una struttura per dissipare il calore prodotto dalla corsa
E naturalmente siamo la Scimmia Nuda, in grado di sudare e quindi dissipare il calore prodotto nello sforzo intenso e prolungato. Per effettuare al meglio questa termoregolazione abbiamo perso il pelo, abbiamo reso più efficiente la respirazione con la bocca (a cui possiamo ricorrere quando lo sforzo è notevole) e possiamo contare su tantissime ghiandole sudoripare.
Nati per correre, dunque
Il nostro organismo mantiene oggi intatte queste capacità, nate ed affinate quando eravamo in corsa tutti i giorni. Non siamo adattati al divano, ma anzi, alla savana. O almeno alla strada, al parco, alla bici.
Rimanere sedentari non ci fa bene.
Accettiamo la Natura e muoviamoci, il più spesso possibile. Anche tutti i giorni. Ognuno deciderà cosa preferisce, in base a gusti, obbiettivi e possibilità.
Magari iniziando a camminare, perchè no?
Leggi anche “Il consumo calorico di cammino e corsa“
Ma ricordandoci che siamo nati per correre.
Ecco una tavola che evidenzia visivamente le modifiche illustrate.
Bramble DM, Lieberman DE. – Nature. 2004 Nov 18;432(7015):345-52.
Endurance running and the evolution of Homo.
Articolo del dott. Luca Speciani su Eurosalus e pubblicato dalla rivista “Correre” nel Marzo 2005 con il titolo “La più naturale delle cose”.
http://www.eurosalus.com/born-to-run-nato-per-correre