Brividi: di piacere, di paura e di freddo
A livello fisico, sono contrazioni muscolari, di solito improvvise, ma a volte anche ripetute e prolungate.
Si possono presentare in associazione alla pelle d’oca (in questo caso si usa il termine “orripilazione”), in un tentativo del corpo di difendersi ancora di più, specie come risposta al freddo.
I più belli ed i più tremendi, quelli da emozione
Piacere e paura innescano una cascata di molecole segnale, che agiscono sulla dilatazione dei vasi, sulla produzione di adrenalina e cortisone, sullo stimolo muscolare. Stati di tensione, shock, forti emozioni possono causarci brividi.
E’ un po’ strano vedere le emozioni dal punto di vista biochimico, ma il nostro corpo (l’hardware) ha tutta una serie di risposte reattive, sia immediate che a breve termine. Ma quando queste risposte si prolungano nel tempo, danno origine a problematiche notevoli, inducendo danni da stress, una problematica “moderna”, causata, appunto, dal perdurare di quelle emozioni di punta.
I più protettivi, quelli da freddo
E’ una delle meravigliose tecniche di difesa di cui siamo dotati: dei piccoli spasmi, ampiamente diffusi sulla superficie corporea, che generano un immediato calore. E’ un impulso del sistema nervoso che rileva una perdita di calore ed innesca meccanismi per minimizzare le perdite (trattenendo il calore residuo) ed innalzare la temperatura corporea.
I più curativi, quelli da invasione nemica
Si attivano nella risposta ad un’infezione o un’influenza: se c’è necessità di innescare la febbre per combattere un patogeno, i brividi sono prolungati e ripetuti. Quindi sono proprio “funzionali” ed aiutano a portare l’asticella della temperatura corporea proprio a quel livello corretto per combattere l’invasione.
Questa risposta è innescata dall’ipotalamo, centralina posa nel nostro cervello che regola, tra l’altro, anche la temperatura corporea. Virus, batteri, parassiti, funghi o tossine (agenti che innescano la nostra risposta immunitaria) sono in gran parte disattivati dalle alte temperature.
Quindi la prima difesa è l’innalzamento della temperatura corporea. Si parla di febbre vera e propria a partire indicativamente dai 38 gradi.
Vale la pena di tenere bene a mente questo aspetto: “la febbre” è di solito una difesa attiva, naturale, prevista dal nostro sistema immunitario, e non un nemico. Anzi! Nella maggior parte delle volte, la piressìa (dalla radice di “fuoco” in greco) riesce da sola a contrastare efficacemente la patologia. Quando questo non basta, si possono attivare altre armi per debellare l’invasore.
Di qui il consiglio prudenziale della medicina di non ostacolare la salita della temperatura, quando questa abbia un decorso “normale” ed efficace.
Brividi da “patologia”
In alcuni i casi, percepire brividi senza esposizione al freddo, può essere un campanello d’allarme, che rivela una condizione ancora non rilevata: ad esempio disturbi a carico della tiroide (soprattutto ipotiroidismo, che si ripercuote anche sulla gestione della temperatura) o anche ipoglicemia diabetica. Possono essere anche un segnale di debolezza fisica, causata da sforzi eccessi o uno stato anemico.
Facciamo attenzione, dunque, ai nostri “brividi”.
E’ un sussurro che ci viene dal nostro ipotalamo e che va decodificato per sapere se vengono dall’amore, dal freddo o da parti remote del nostro organismo che sono in difficoltà e stanno combattendo.