La tassa sulle bibite zuccherate può “funzionare”?
La tassa sulle bevande zuccherate può “funzionare” (in termini di salute e prevenzione?)
A quanto pare, la risposta è SI, decisamente SI
La conferma viene dall’Università della California: un’accisa di un solo centesimo sulle bevande zuccherate introdotta nel 2015 va avuto in 3 anni un effetto documentato sulle abitudini dei residenti di Berkeley, specie nelle fasce a reddito più basso.
La diminuzione è stata vertiginosa: i consumi sono crollati di oltre il 50% (un dato che spinge sicuramente a guardarci dentro e magari progettare altri studi ancora più accurati e verificati).
Lo studio, appare il 21 febbraio 2019 sull’American Journal of Public Health ed suscita per noi,oggi, in Italia, in questo preciso quadro sociopolitico, una serie di considerazioni, soprattutto perché se ne sta parlando e ci sono voci pro e contro.
I dubbi
“Funzionerà?” ci si chiede?
“Non andrà a colpire i meno abbienti”? “E’ un’ulteriore tassa?”
“E’ retorica?”
Bene, vediamo cosa è successo dove questa via sia è già percorsa.
Lo studio di riferimento è https://ajph.aphapublications.org/doi/10.2105/AJPH.2019.304971
I risvolti sono estremamente interessanti e le considerazioni possibili sono molte.
Eccone qui tre
1- LEGAME ACCISA-COSTI SANITARI
Da tempo, le bibite zuccherate sono correlate in modo diretto ed incontrovertibile all’obesità, al diabete e alle malattie cardiovascolari. Tali bevande sono supereconomiche. Le malattie invece NO. Gli autori dello studio hanno inteso includere una parte di questo costo nel prezzo della bevanda. (Cit. Madsen. “Le tasse sono un modo per tenere conto di tali costi“).
2- UTILIZZO A SCOPO POSITIVO E FORMATIVO
La maggior parte delle entrate fiscali di Berkeley provenienti da questa minima accisa è stata dedicata al sostegno dell’educazione alimentare e ai programmi di giardinaggio nelle scuole e alle organizzazioni locali che lavorano per incoraggiare comportamenti più sani nella comunità.
3- LEGAME DI CAUSA-EFFETTO
La tassa è attiva solo per Berkeley. I residenti delle vicine Oakland e San Francisco hanno bevuto circa lo stesso numero di bevande zuccherate nel 2017 rispetto al 2014, suggerendo che il crollo dei consumi nella cittadina non sia segno di una tendenza regionale nelle abitudini di consumo, ma sia specificamente correlata alla tassa.
Cosa ci dice questo studio?
Molti sono (e saranno sicuramente) gli argomenti di discussione di questa tassa. I temi possono spaziare dalla disinformazione agli introiti industriali e pubblicitari, dalle abitudini delle famiglie alla cultura alimentare, alle speculazioni politiche, al concetto di “aumentare le tasse”, ecc.
Ma questo studio sembra parlare chiaro: per chi ha a cuore la salute delle persone, una tassa sulle bevande zuccherate avrebbe reali ritorni in termini di consumo.
Quindi, questa pubblicazione (che è la prima a documentare gli impatti a lungo termine di una tassa sulle bibite negli Stati Uniti), suggerisce che la tassazione può essere uno strumento efficace nella lotta contro il diabete, le malattie cardiache e l’obesità.
https://ajph.aphapublications.org/doi/10.2105/AJPH.2019.304971
https://www.sciencedaily.com/releases/2019/02/190221172056.htm